L’ambulatorio presso ‘Comunidad Esperanza’
La città di Coban è la terza più grande e popolosa del Guatemala, dopo la capitale (Città del Guatemala) e Quetzaltenango, ed è capoluogo dipartimentale della regione dell’Alta Verapaz. Come tutte le grandi città dell’America Latina, soffre di grandi problemi legati ai forti dislivelli sociali tra i pochi ricchi che vivono nei quartieri piu’ ‘in’ del centro e che possiedono vasti latifondi coltivati nelle colline circostanti, ed i molti poveri che vivono quasi ‘accatastati’ l’uno sull’altro nei rioni periferici, luoghi di degrado sociale dove la povertà crea un terreno fertile per l’illegalità e la delinquenza. Nel cuore di uno di questi quartieri, chiamato Esfuerzo I, opera l’Associazione ‘ Comunidad Esperanza’ (Comunità della Speranza), gestita da un padre diocesano (Padre Sergio Godoy), che offre ai bambini ed ai giovani del quartiere e di altre zone limitrofe la possibilità di studiare e di condurre una vita dignitosa, aiutandoli anche nei bisogni elementari. La Comunità, comprendente una scuola e diverse strutture, è descritta di seguito in un articolo-testimonianza scritto da uno dei nostri associati dopo una sua visita. Oggi la Giostra del Sorriso sta collaborando attivamente con questo progetto mediante la gestione della piccola clinica-ambulatorio interna alla Comunità stessa. Qui José, uno dei promotori di salute formati in Petén, contribuisce alla gestione del servizio infermieristico e ambulatoriale a favore dei bambini della Comunità, dei loro familiari e delle persone che vivono nelle vicinanze. Il progetto della clinica, che era ancora a livello embrionale nel 2012 (si stava infatti costruendo la struttura mediante il contributo di una associazione italiana, Rainbow Projects), è oggi una realtà operante. Una delle difficoltà più significative trovate nel rendere operativa la piccola clinica è stata la diffidenza delle persone locali, non abituate a rivolgersi a strutture di questo tipo in caso di malattia o problemi sanitari. Con pazienza e molto lavoro è stato però possibile vincere piano piano questa diffidenza ed aiutare queste persone a prendere coscienza dell’importanza dei controlli medici e infermieristici, per sé e per i propri bambini.
Riportiamo di seguito l’articolo-testimonianza di uno dei nostri associati recatosi in visita a Coban. Sottolineiamo che i progetti descritti di seguito sono gestiti direttamente dall’Associazione ‘Comunidad Esperanza’.
‘Escuelita Feliz’ : una ‘piccola scuola felice’ nella discarica municipale
La nostra visita alla ‘Comunità della Speranza’, nella città di Coban (Alta Verapaz), è durata due giorni (13 e 14 Agosto) ed ha avuto come punto culminante la mattina del 14 Agosto, quando ci siamo recati alla discarica municipale, dove il grande progetto di Padre Sergio Godoy (creatore e responsabile della Comunità) ha avuto inizio. La discarica si può vedere solo da una certa distanza; avvicinarsi di più è sconsigliato (soprattutto ai visitatori, come noi) sia per motivi di salute che per motivi di sicurezza. La gente che ‘lavora’ tra i rifiuti, infatti, non accetta di buon grado di essere avvicinata, fotografata o filmata.
Ma anche da lontano la vista di questo luogo è sufficientemente agghiacciante : due grandi avallamenti colmi di rifiuti di ogni genere (lì non si fa certo la raccolta differenziata) tra i quali si intavede un brulicare di persone che rovistano tra l’immondizia alla ricerca di qualcosa da mangiare o da riciclare. In mezzo a quei rifiuti vivono intere famiglie con bambini. Le loro misere tende sono pochi metri a fianco, e si distinguono appena da tutto il resto. Il solo pensiero che sotto quelle champas possano abitare degli esseri umani fa rabbrividire. Qualche metro più a destra (per chi guarda dalla collina di fronte) sorge però un piccolo edificio di legno colorato, che porta scritto a grandi lettere sulla facciata principale ‘Escuelita Feliz’ (cioè, Piccola Scuola Felice). Proprio costruendo questa piccola scuola Padre Sergio ha iniziato il suo progetto per salvare i bambini della discarica di Coban. La scuola ha una sola aula, abbastanza spaziosa, ed un piccolo corridoio d’ingresso. Entrando ci troviamo di fronte ad una classe di una quindicina di bambini, di età variabile tra i 3 e gli 11 anni, che subito ci salutano e cantano per noi, guidati dal loro maestro. Molti di loro sono senza scarpe e vestono indumenti sporchi e lacerati : questo è il segno che sono i più poveri tra i poveri, perché non possiedono neppure un vestito utile da mettere per andare a scuola… Il maestro ci spiega : “Oggi si sono presentati a lezione questi 15, ce ne sarebbero di più, ma non sempre vengono tutti. Se qualcuno manca a lungo, dobbiamo andare a cercarlo tra i rifiuti…”. La scuola sarebbe una sorta di asilo infantile, dove si insegna ai bambini ad impugnare la matita, a disegnare e colorare, e ai più grandicelli anche a leggere e scrivere; ma innanzitutto la scuola insegna a questi bambini a vivere come esseri umani, cosa che per loro non è affatto scontata, perché le regole di vita della discarica non sono sempre uguali a quelle del mondo civile… Vedendo tre ragazzine decisamente molto più grandi degli altri bambini, chiediamo al maestro perché si trovino ancora in questa scuola. Ci risponde che le loro famiglie non consentono a mandarle in un collegio vero e proprio, perciò sono rimaste qui per imparare almeno a leggere e scrivere. Ci avviciniamo per parlare con loro, e subito ci chiedono : “Porque no vamos a l’Arbom?” (“Perché non andiamo all’ Arbom?”). “E cosa è l’Arbom?”, chiediamo noi. “E’ dove ci sono le altalene!”, ci rispondono, un po’ sconcertate dal fatto che non sappiamo nulla di questo luogo. Ma è ora di lezione, e non possono uscire da scuola. Vorrà dire che ci andremo un’altra volta… Usciamo dalla piccola scuola e ci dirigiamo sulla collina vicina alla discarica, piena di trasmettitori e tralicci dell’alta tensione, abbellita però da un parco per bambini (!!!). E lì ci sono le famose altalene ! Capiamo allora che ‘Arbom’ è il nome di questa collinetta, ed è qui che volevano portarci… Vedendola, ci viene da pensare alle bambine di poco prima, e a tutti i bambini della discarica di Coban, che vivono in questo piccolo mondo senza punti cardinali. Per loro c’erano solo il deposito di rifiuti e la tendopoli… ma oggi c’è anche Escuelita Feliz, dove qualcuno sta disperatamente provando a salvarli… e la collina dell’Arbom, “dove ci sono le altalene”…
‘Comunidad Esperanza’ : la ‘Comunità della Speranza’ a Coban
A poche centinaia di metri dalla discarica municipale e dalla Escuelita Feliz, sorge la “Comunidad Esperanza” di Padre Sergio. Nel cuore di uno dei quartieri più degradati di Coban (il quartiere chiamato Esfuerzo 1), la Comunità della Speranza è una vera e propria oasi di pace e di bellezza, al servizio degli ultimi, dei più poveri tra i poveri. Il nucleo della Comunità è rappresentato dalla scuola : un istituto che accoglie bambini, ragazzi e giovani di tutte le fasce d’età, partendo dall’asilo infantile, proseguendo con la scuola primaria e basica, e finendo con la scuola superiore, ad indirizzo turistico-alberghiero. La struttura, moderna e ben organizzata, si sviluppa attorno a un piccolo giardino centrale, ed accoglie ogni giorno centinaia di studenti provenienti dal quartiere, ed in alcuni casi proprio dalla discarica. Molti bambini della Escuelita Feliz, dopo uno o due anni di recupero, si ritrovano a studiare qui.
La preoccupazione di Padre Sergio non è semplicemente quella di ‘mandare a scuola’ questi ragazzi, ma soprattutto di dare loro una scuola di qualità : ecco perché seleziona con cura il corpo-docenti, ed ha introdotto nella scuola anche altre figure, come gli psicologi e i pedagogisti, che intervengono soprattutto a sostegno di bambini e ragazzi con problemi comportamentali o con traumi psicologici infantili. Ci ha detto lo stesso Padre Sergio : “E’ importante che tutto sia curato, sia dal punto di vista della funzionalità dell’istituto, sia dal punto di vista della bellezza estetica del complesso. E’ importante perché questi ragazzi hanno conosciuto finora solo il brutto della vita, ed ora devono capire che il bello esiste, ed è anche per loro, è anche un loro diritto…”
Un esempio della cura e dell’attenzione data ai ragazzi della scuola : avendo notato che molti di loro esprimevano caratteri aggressivi nei confronti dei compagni e dei professori (chiara conseguenza del loro vissuto), e che questa aggressività veniva in parte addolcita dalla musica, i professori, d’accordo con gli psicologi della scuola, hanno deciso di mantenere nei corridoi un sottofondo musicale durante l’intero arco delle lezioni, e di sostituire il suono della campanella tra un’ora e l’altra con un semplice cambio nello stile musicale proposto. “Sembrerà una sciocchezza, eppure per molti ha funzionato, e l’aggressività è molto diminuita”, ci racconta la responsabile del corpo-docenti. Ma la Comunità della Speranza non è formata solo dal collegio. Al suo interno troviamo anche una piccola biblioteca, una clinica, una cappella, un piccolo hogar che ospita attualmente 9 ragazzi provenienti dalla discarica municipale, offrendo loro vitto, alloggio, istruzione e soprattutto il calore di una famiglia, che altrimenti non avrebbero mai avuto. C’è poi un terreno dedicato alla coltivazione di vari ortaggi, dove i ragazzi stessi della scuola vanno ad imparare a lavorare la terra, e a fianco un piccolo allevamento di polli per la Comunità. I frutti di questo grande progetto si sono in parte già realizzati, con un gruppo di studenti diplomati qui che ha iniziato un’attività nel settore turistico-alberghiero. Per ora stanno procedendo abbastanza bene : un grande riscatto per questi giovani nati nella discarica o nelle sue vicinanze ! Padre Sergio però ha già in mente tanti altri progetti per rendere sempre più completo e funzionale il suo centro, e soprattutto per auto-sostenersi, cosa non certo facile, ma indispensabile per garantire un futuro alla sua grande opera.
Il villaggio di Sa’Pineb
Sa’Pineb è un piccolo villaggio costruito con il contributo di Padre Sergio per dare un alloggio dignitoso ad alcune famiglie bisognose dei quartieri poveri della città di Coban. A pochi chilometri dal quartiere Esfuerzo 1, immersa tra piante di caffè e palme da cocco, sorge questa piccola comunità di una dozzina di famiglie, ognuna delle quali occupa una casetta in muratura con tre o quattro locali. Tra queste famiglie, anche quella del nostro amico Josè, che ci ha ospitati durante la nostra visita, offrendoci con generosità anche un buonissimo spuntino. Proprio attorno a lui, che ha molta esperienza come promotore di salute, si sta sviluppando l’ambizioso progetto di mantenere in vita un dispensario con una piccola clinica, che consente agli abitanti del villaggio (ma non solo) di avere un accesso alle cure mediche – infermieristiche un po’ più facile di quello che hanno avuto in passato. Nel frattempo, altri due interessanti progetti che sono già operativi nel villaggio sono l’allevamento del pesce, che viene realizzato in due grandi vasche circolari con ricambio d’acqua continuo, con acqua a differenti temperature (in modo da poter allevare pesci di diversa provenienza) e l’allevamento del pollame. La bellezza della natura e la generosità e l’entusiasmo delle persone che vi abitano rendono Sa’Pineb un’altra piccola isola di speranza nella problematica realtà della periferia di Coban.